giovedì 23 ottobre 2008

Picco del petrolio


Il picco del petrolio (o picco di Hubbert) è stato esposto nel 1956 dal geofisico Marion King Hubbert e descrive “la probabile evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o fisicamente limitata” (thanks wiki!). Una sua interessante applicazione riguarda la produzione del petrolio. La curva che questa produzione descrive è illustrata nella figura accanto. Notate nulla? Fino alla metà circa aumenta, per poi raggiungere il picco e ridiscendere. Bene, quel picco (globalmente parlando) è stato statisticamente previsto per il 2012, in alcuni paesi è stato raggiunto parecchio tempo fa (inghilterra ad esempio) in alcuni da pochi anni (cina) e in altri sarà raggiunto entro breve.
Cosa significa questo? Significa che il sistema economico e sociale per come lo conosciamo ora è destinato a crollare. Dopo il picco, il punto più alto, la produzione è destinata a rallentare, inevitabilmente. Il petrolio è fondamentale per la nostra società. Senza scomodare i mezzi di trasporto che ci riguardano direttamente, pensiamo a qualcosa di molto più fondamentale: il cibo. Il cibo che consumiamo viene quasi sicuramente prodotto molto lontano da noi, lavorato e inscatolato da tutt'altra parte, immagazzinato in altri posti e venduto in altri ancora. Senza petrolio (o perlomeno col petrolio destinato immancabilmente a scomparire e con prezzi sempre più esorbitanti) tutto ciò come potrà avvenire? O ancora pensiamo all'energia elettrica. Ora, non so la percentuale precisa di energia elettrica prodotta da questo combustibile fossile, ma è drasticamente alta. E la nostra società si basa sul consumo ininterrotto e sempre maggiore di energia elettrica. O tante altre cose, si ricade sempre lì. E con orrore possiamo accorgerci di quanto non siamo pronti a fronteggiare tutto ciò. Qualcuno potrebbe auspicare che i governi e le istituzioni ancora più in alto stiano già da tempo preparando una controffensiva, ma non è così, basti solo pensare alla disinformazione che impera su questo ambito. Le fonti di energia pulite e rinnovabili soddisfano solamente lo 0,17% del fabbisogno energetico globale. 0,17% significa che anche CENTUPLICARE la produzione non servirebbe a NULLA. In italia si discute ancora di nucleare, quando il nucleare è probabilmente la fonte energetica destinata a perire prima del petrolio; negli ultimi tempi, nel periodo in cui il petrolio ha raddoppiato il suo prezzo l'uranio ha sestuplicato il suo, e le scorie radioattive (l'uranio impoverito) ha tempi di smaltimento che superano il milione di anni. Una centrale nucleare comporta investimenti enormi e ha bisogno di tempi lunghissimi per compensare il denaro speso Nonostante questo, in barba a quanto espresso dal POPOLO, il governo attuale ha in programma la costruzione di centrali nucleari. Tutto questo mentre centinaia e centinaia di fiumi scorrono, mentre il sole batte forte su buona parte del bel paese per 8 mesi all'anno e mentre il vento disturba il quieto di vivere di molte persone. Eppure si cerca petrolio, petrolio e ancora petrolio. Non è un caso che dopo l'11 settembre il medio oriente (l'ultima zona destinata a raggiungere il picco) sia costellato da basi americane. Non è un caso che i militari italiani in Iraq siano fortemente voluti dall'Eni (gruppo Agip), altro che eroi col sacro e nobile scopo di riportare la pace in un posto devastato dalla guerra (per carità, sono fortemente convinto che molti, molti italiani siano là per quello, io parlo solamente di piani economici e politici). Poi per quanto riguarda le basi militari in medio oriente ci sarebbe anche da discutere sul fatto che sono poste proprio accanto al nuovo astro nascente dell'economia, la cina, che con il suo miliardo e mezzo di abitanti e consumatori spaventa enormente gli stati uniti, ma qui si cade nel cospirazionismo e si tratta un'altra storia. Tornando dalla divagazione al filo conduttore dell'articolo, occorre riflettere bene sulla situazione attuale e sul futuro. Non che in pochi anni tutto sia destinato a crollare, questo no, occorreranno decenni perché la cosa si manifesti chiaramente, però è innegabile quanto la nostra società sia impreparata a tutto ciò. Quando sarà sempre maggiore la richiesta di petrolio e la materia prima sarà insufficiente a soddisfare la domanda qualcosa dovrà accadere. È auspicabile una unione globale, atta a cooperare, a investire su nuove fonti di energia, a risolvere Insieme il problema. È verosimile pensare che, come già accade, il più potente si imponga sugli altri per ottenere le risorse con la forza, a spese degli altri. Il problema è che a contendersi questo ruolo sono più potenze, e nel momento critico tenteranno di imporsi in tutti i modi possibili, e tutto ciò scatenerà una guerra, un disastro a livello globale di portata inimmaginabile.

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