martedì 30 dicembre 2008

diritti e doveri

in risposta ad un intervento di paolo barnard , il quale propone la stesura di una nuova carta dei diritti dell'uomo, rispondo con una lista di DOVERI:

Egregio Signor Barnard

in risposta al suo intervento “datevi, diamoci, da fare” e alla richiesta di proporre nuovi diritti io rispondo così: non più solo una carta dei diritti, ma anche una carte dei DOVERI di ogni cittadino.
I quali possono senz'altro essere:
1)Considerare gli altri come niente di inferiore a sé stessi, non come qualcuno su cui dover prevalere per accaparrarsi un posto più in alto nella piramide sociale
2)Dovere alla povertà. O alla ricchezza, cambia poco. Cioè il dover a non togliere nulla agli altri per farlo proprio. Una feroce legge matematica ci insegna cosa significa valore medio. Per ogni persona che sta sopra alla media, una (o più di una) devono necessariamente stare sotto. “è dell'inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi” diceva Victor Hugo in un suo romanzo. Appunto, mai più pensare che la ricchezza possa essere qualcosa di auspicabile, perché se lo è per un individuo, significa la condanna di un altro.
3)Dovere a contribuire alla comunità, attraverso il proprio lavoro. È inammissibile che qualcuno pensi di avere il diritto a ricevere qualcosa se non fa sì che anche gli altri ricevano qualcosa da lui. Il mondo non è una fonte inesauribile di risorse (nel futuro lo impareremo senz'altro), ma occorre contribuire e mettere insieme i propri sforzi, il proprio lavoro, e beneficiarne in collettività.
4)Dovere ad agire come “se tutti facessero come me succederebbe...”. Perché è inutile criticare le classi politiche che evadono le tasse o sfruttano i soldi dei contribuenti, se anche noi, i cittadini comuni, facciamo lo stesso, solo in scala più piccola. Non è ai piani alti che le cose non funzionano, almeno non solo. È la mentalità diffusa ad essere sbagliata, perlomeno in un'ottica di comunità. Se ogni singolo cittadino pensa prima al bene proprio che a quello della comunità, o perlomeno di sé stesso inserito in questa comunità, una qualsiasi organizzazione va a farsi benedire, poche storie.
5)Dovere a pensare con la propria testa. Formare un proprio spirito critico e con esso porsi di fronte al mondo. Non farsi abbindolare dagli altri, da falsi o veri paladini che siano. Possono anche affermare cose giuste e lecite, ma non possono godere di un consenso inconsapevole. Qualcuno potrebbe obiettare che in ogni caso il fine sarebbe ottenuto. Certo, una o due volte. Le restanti vedrebbero il consenso affibbiato e deleteri personaggi che altro non cercano se non l'interesse proprio. Garantito. La storia ce lo insegna, la mia scarsa fiducia nel genere umano lo conferma. Dove per genere umano si intende massa inconsapevole, non Uomini nel significato più alto del termine, una specie sicuramente rara oggigiorno. Pensare con la propria testa quindi, migliorare il mondo nel proprio piccolo.
6)Dovere a rispettare i diritti di tutti gli altri, e anche i propri.
7)Dovere a pensare che, se proprio si vuole rovinare la propria vita, gli altri non debbano risentirne.
8)Dovere al rispetto. Di tutto. Degli uomini, degli animali, delle cose, del pianeta che ci ospita, dell'ambiente che ci circonda. Smettere di pensare di dover dominare ciò che ci sta accanto, che siano altri uomini, che siano gli animali, che sia la natura, ma iniziare a CONVIVERE con tutto ciò.
9)Diritto e dovere alla diversità. Diversità tra uomo e donna, diversità tra etnie, idee, religioni, tradizioni e quant'altro.
Qui mi fermo, la lista potrebbe continuare ma non mi sovvengono altri punti fondamentali quanto i sopracitati. Continuo a sognare un mondo come quello auspicato da Silvano Agosti nelle sue Lettere dalla Kirghisia, un mondo dove la piramide sociale è stata abbattuta, sostituita da uno stato a forma di sfera, dove tutti gli uomini stanno affiancati, equidistanti da un centro comune che è la vita, che tutti osservano, amano e rispettano.

domenica 28 dicembre 2008

Energia

Mi accade ultimamente di scoprire un sacco di cose nuove, di vedere un sacco di cambiamenti, di godere di un incomprensibile entusiasmo, di vedere le cose costantemente con un'ottica diversa...
basta poco: una lettura, un discorso, poche parole scambiate con qualcuno, una semplice esperienza, svegliarsi e sentirsi in un qualche modo cambiati e...tutto appare sotto una nuova luce. Mi guardo indietro e scopro di aver salito un ulteriore importante gradino e di poter comprendere tutto ciò che ho vissuto in maniera molto più piena, completa ed approfondita. E...il succo è questo: la vita è assolutamente dinamica, la vita è streben, sforzo, è superare ostacoli, salire gradini e acquisire una sempre maggiore consapevolezza, una sempre maggiore libertà, una sempre maggiore realizzazione di sé stessi. E ogni giorno, ogni singolo giorno, si è raggiunta la vetta, anche se il giorno dopo si arriverà ancora più in alto. Forse è nel continuare a salire che si compie il proprio ruolo, si realizza il proprio scopo. Oppure no, del resto non ha molta importanza, conta poco anche scriverne, volevo solo rendere ancor più tangibile questa sensazione.
Tutto, tutto ha un senso, una sua ragion d'essere. Ciò che ero prima, ciò che ho detto prima, non ha nulla di sbagliato, nonostante possa aver cambiato opinione decine e decine di volte. Non solo perché contestualizzato nel suo momento, ma anche visto nell'ottica d'insieme, e non solo: anche astratto dall'insieme e visto in sé, nel suo valore assoluto, nel suo assoluto valore.
Un giustificazionismo hegeliano che può comportare una certa immobilità e deresponsabilizzazione, senz'altro. Se tutto ha un senso, tutto è, necessariamente, allora qual è la nostra libertà? Forse scegliere di giustificarla, forse scegliere di continuare a salire, forse scegliere di volerla vedere, anziché subirla passivamente. Allora non conterà neanche essere liberi o meno.
La mia filosofia (un po' pretenzioso senz'altro, ma pare il modo più sintetico per dire “il mio modo di pensare”) vive di questo concetto: Non ha importanza. Non solo il pensiero che si annulla al vissuto, forse il vissuto stesso che si annulla all'assoluto, forse l'assoluto che si annulla al vissuto, forse il nulla assoluto. Appunto, non ha importanza. Semplici giri di parole, artifici che valgono ben poco e allo stesso tempo puntano il dito verso un qualcosa di talmente grande da essere completamente ineffabile. Ma di cui anch'essi fanno parte.
Cosa si ottiene sommando tutte le singole frequenze, tutte le singole onde luminose? Una luce bianca, pura. Cos'è la materia? La materia è ENERGIA. Sebbene l'unica fisica ampiamente divulgata sia quella newtoniana, la fisica quantistica ci ha insegnato questo: E=mc^2. La materia, la massa non è altro che energia. E...l'altro giorno pensavo a questo, guardavo una pietra e mi immaginavo il vortice inesauribile che potesse rappresentare a livello atomico: un elettrone che vortica incessantemente intorno ad un nucleo. La materia inerte è energia, è movimento, è luce. Tutto quello che ci sta attorno è energia. Stupefacente.

lunedì 22 dicembre 2008

Elogio della diversità

“Le vie del Signore sono infinite” (un qualunque prete che cita un qualunque altro personaggio pseudocattolico inconsapevolmente credente o credulone che dir si voglia).
Beh non è del tutto sbagliata come frase. Di certo non si riferisce al mio Signore, alla mia personale idea di Dio o chiamatelo come volete, non è questo il punto. Elogio della diversità, della follia direbbe Erasmo da Rotterdam.
Per quel poco che ho letto di filosofia non ho fatto altro che vedere un continuo demolire le filosofie precedenti, abbatterle ed assumere la propria come quella finalmente giusta. Quindi anche dopo che avrò scritto queste righe ci sarà qualcuno pronto a demolire quanto ho detto, ed avrà immancabilmente ragione. E dopo di lui qualcuno abbatterà le sue idee, non senza torto. Dunque chi ha ragione? Nessuno? Risposta sbagliata, tutti. Come si può criticare l'idea di bene platonica? Come si può demolire il motore immobile aristotelico? Come si può tacciare di fasullità l'assoluto di Schelling? Il Dio di Agostino, l'Io fichtiano, l'uno plotinico, l'atomismo democriteo, la fisica newtoniana?
La verità è che hanno tutti ragione, in egual modo. La verità è che la loro realtà era perfettamente quella, nonostante le filosofie precedenti e quelle successive, nonostante gli scettici, nonostante coloro che affermavano l'esatto contrario. Anche lo scetticismo è una verità, anche il nichilismo è una verità. La strada che conduce al proprio, unico e personale, modo di vedere la vita. Ed è un modo immancabilmente giusto. La realtà è soggettiva, la realtà è quella in cui crediamo. E quella che creiamo è quella che è, quella che è è quella che creiamo. Idealismo? Non solo, non proprio. La via per il proprio destino, per la propria verità è una sola, la nostra. E può trarre da altre vie, incrociarle, distaccarsene e riavvicinarvisi, ma, proprio perché misto di mille altre idee ma di quelle precisamente, non di altre, rimarrà unica, originale e assolutamente propria. Ad ascoltare gli altri sembra che ognuno possegga La Verità. E debba insegnarla agli altri, portarli sulla retta via. Perché quando tutti saranno su quella via, si dirigeranno tutti verso la verità. No, affatto. La propria verità è assolutamente sbagliata per gli altri. Certo, è utile il confronto, è utile condividere, accettare, rifiutare, in parte o in toto, quello che dicono e pensano gli altri. E questa scelta andrà comunque a condizionare e a far parte del nostro sentiero. Che ha come unico fine quello della realizzazione e del compimento della propria vita. Null'altro si può dire. Che uno voglia realizzare la propria vita con la santità o il suicidio è affar suo. Che uno incontri la perfetta e piena consapevolezza nella matematica, nella musica, nell'ascetismo o nella filosofia non ha importanza. Non si tratta solamente di ruolo sociale o professione, è un discorso molto più profondo e radicato. Ciascuno emette giudizi sugli altri raffrontandoli alla propria condotta ideale, al proprio metro di giudizio, alle proprie sensazioni. Ma siamo tutti profondamente diversi. Il proprio metro di giudizio, la propria condotta ideale è appunto, propria, inadatta a tutti gli altri. Dal mio punto di vista trovo bizzarro come qualcuno possa dedicare la sua vita alla matematica o alla fisica, all'informatica o alla biologia (brrr). Chi sono io per biasimarli? La verità è che la loro vita sta lì, nelle loro aspirazioni, nei loro personali talenti, unici, originali e, forse, divini. E se Schelling coglieva l'assoluto con l'arte, Mozart con la musica, Newton con la fisica e Galileo nelle stelle...io lo colgo quando apro gli occhi e, guardando il cielo, le stelle, quegli occhi...ascoltando la musica, il vento, gli uccelli...toccando l'erba, accarezzando l'acqua o il candore della pelle umana...nel sapore di un bacio, nel sentore di una vibrazione, nell'azzerare tutto e sentire solo il battito del mio cuore...io...non posso fare a meno di sentire la strepitosa e grandiosa immensità di tutto ciò, e so che tutto questo è mio, mio, solo mio, e di tutti quelli che percorrono la propria strada e che forse incontrerò lassù, o che incontrerò quaggiù, o che, forse, non sono nulla di diverso, null'altro rispetto a me.

lunedì 15 dicembre 2008

Crisi, catastrofe

La nostra era altro non è che una bolla di sapone. Una gigantesca e illusoria bolla di sapone, nella quale ci siamo cullati e continueremo a cullarci finché così ci sarà concesso. Non da Dio, o qualche altro essere trascendente, ma da noi stessi. Un sistema destinato a crollare e a finire, come tutte le cose del resto. Un sistema che si basa sull'inesorabile sfruttamento di risorse destinate irrimediabilmente a finire, su di un'ingiustizia tanto tremenda quanto oscurata. Presto o tardi tutto questo finirà. Presto, perché stiamo veramente giungendo al limite. Tardi, perché forse qualcuno farà di tutto per perpetrare questa situazione il più possibile, come già viene fatto da parecchi decenni, secoli quasi. La prossima crisi non sarà come quella del '29. Sarà molto, molto peggio. Non sono né un economista né conosco troppo bene la situazione del pianeta, mi limito a riportare informazioni altrove ricevute da fonti che reputo maggiormente affidabili degli usuali telegiornali e giornali.
Il petrolio sta finendo, le risorse stanno finendo, il sistema economico sta crollando su sé stesso. Ciascuno stato è indebitato all'inverosimile e il suo debito continua ad aumentare, si consuma sempre di più, le risorse scarseggiano eppure la ruota del consumismo tende a girare sempre più velocemente, per produrre un profitto sempre maggiore: la vita di ciascun prodotto tende ad essere sempre minore, è implicito nello stesso sistema che un oggetto vada cambiato entro poco tempo, ben prima del suo reale decadimento.
Insomma non è proprio di questo che voglio parlare, queste cose penso siano ben note a tutti.
Quale destino si prospetta dinnanzi a noi? Quale futuro ci possiamo aspettare basandoci sul nostro presente?
Non si sta correndo ai ripari. Uno dei rappresentanti UE sulla supervisione dello sfruttamento delle risorse ha esplicitamente affermato che “il picco del petrolio non è niente più che una teoria”. No, non è una teoria. È teorico affermare che il petrolio debba finire entro una tale precisa data, ma è scientificamente dimostrato che presto finirà. Eppure nulla si sta muovendo, nessun provvedimento viene preso, le fonti energetiche rinnovabili soddisfano solamente lo 0,17% del fabbisogno energetico mondiale.
Quando questa bolla di sapone scoppierà, che ne sarà di noi, che ne sarà dell'uomo? Nulla lascia presagire che la condotta dell'umanità possa cambiare, abbandonando la classica e abusata linea della guerra, dell'ostilità e del fervido egoismo. Nulla, davvero. Per di più ogni singolo individuo, il vero fondamento della società, sta dirigendosi verso un'inconsapevolezza ammorbante, che delega al sistema stesso il compito di pensare. Il sistema, quest'entità tanto lontana quanto onnipresente, inconsistente quanto influente. Cos'è? Il sistema siamo noi, il sistema è ciò che ci rappresenta. Il sistema è l'egoismo che è in noi, il menefreghismo che sempre dimostriamo, l'ostilità che mai abbiamo abbandonato. E ai nostri più animaleschi (non me ne vogliano gli animali) istinti deleghiamo le nostre decisioni, il nostro futuro. Questo futuro che si prospetta nero, tremendo.
A questa situazione seguirà il caos. Un caos che vede ciascun popolo lottare contro l'altro, ciascun uomo lottare contro i suoi simili, per accaparrarsi le ultime briciole. Questo caos sfocerà nella catastrofe più tremenda, nelle esplosioni, nella distruzione più totale. Ben pochi si salveranno probabilmente. Però il mondo non finisce, il mondo cambia. Certuni intravedono nel futuro il sorgere di una nuova società, basata su di un uomo completamente diverso, consapevole, che riscoprirà (o scoprirà?) una nuova luce che lo conduca verso un destino più roseo e pacifico, una convivenza con il pianeta in cui vive, più che un dominio. Senz'altro auspicabili. Mi è tanto cara l'immagine proposta da Tetsuo Hara nel manga Ken il guerriero (altro che Hobbes, Kant o Platone, qui si citano manga giapponesi XD), dove una serie di guerre nucleari disastrose ha ridotto il pianeta ad un cumulo di sabbia, arido, dove pochi uomini sono rimasti: alcuni tentano di ricostruire una società più giusta, altri derubano le poche briciole rimaste, spargendo sangue e ulteriore distruzione, portandosi appresso gli ultimi residui della cosiddetta civiltà: le armi.
Bene, prendo i popcorn e mi metto in prima fila: che la fine abbia inizio!
No dai scherzo...ma anche no...però un po' di sano catastrofismo mi mette di buon umore! La verità è che la situazione non è disastrosa, ma neanche rosea come ci vogliono far credere i media, i politici e come tentiamo di persuadere noi stessi. Basta guardarsi attorno per capire che, probabilmente, qualcosa è destinato a cambiare nei prossimi anni, non necessariamente in peggio, però è bene farsi trovare un minimo preparati (un consiglio su tutti: non fare debiti, soprattutto a lungo termine). Il resto verrà, come da sempre avviene. Buona notte!

giovedì 4 dicembre 2008

breve colloquio con me stesso

Parte prima: La catastrofe

Situazione disastrosa. Non ha alcun senso accanirsi contro chicchessia, davvero. Inutile gettare merda a sinistra o a destra, a Prodi o Berlusconi, a Veltroni o Bossi. Inutile pensare che sarà il prossimo, quello che ancora deve essere eletto a cambiare radicalmente le cose. Inutile pensare che sarà un Grillo o un Travaglio qualunque a trasformare l'Italia. Inutile gettare altra merda su una classe politica che ha l'indiscutibile merito di rappresentarci a dovere. Mancando le basi, mancando le fondamenta, qualunque cambiamento di facciata, qualunque presunta riforma o svolta non farà altro che vanificare le nostre speranze, per poi lasciare la situazione in condizioni pressoché identiche. A nulla serve gettare la trecentocinquantaseiesima accusa contro l'ennesimo politico, non sono servite le precedenti, pensate che una in più faccia la differenza? A nulla serve criticare aspramente coloro che ci governano, additandoli e accusandoli di tutti i mali di questa italia e di questo mondo, quando essi non sono la causa, bensì i sintomi di quanto accade. E, inoltre, quando l'accusa viene da noi, i mattoni di questo sistema, al pari di quei politici; noi, i delinquenti, sordidi e truffaldini egoisti incapaci di guardare entro il proprio giardino, credendo che l'aridità del paese sia colpa degli altri. Lo dico per l'ennesima volta, la colpa è nostra.
È uno dei meccanismi di difesa che l'uomo mette in pratica fin da piccolo: cercare di dare la colpa agli altri. È troppo difficile assumersi le proprie responsabilità, vedere che anche i nostri piccoli gesti hanno delle gravi conseguenze, che sono la piccola goccia che, unita a tante altre, forma quella devastante alluvione davanti alla quale ci ergiamo, presunti innocenti. Finché non ci renderemo conto di questo sarà inutile ogni riforma sociale o rivoluzione, che, come la storia ci insegna, porterà a conseguenze catastrofiche, lasciando ben poco di valido. Diceva Tiziano Terzani, dopo aver analizzato l'evoluzione di alcune rivoluzioni del XX secolo “La mia conclusione è che le rivoluzioni non servono. E da qui il mio passo verso l'unica rivoluzione che serve, quella dentro di te. Le altre le vedi. Le altre si ripetono, si ripetono in maniera costante, perché al fondo c'è la natura dell'uomo. E se l'uomo non cambia, se l'uomo non fa questo salto di qualità, se l'uomo non rinuncia alla violenza, al dominio della materia, al profitto, all''interesse, tutto si ripete, si ripete, si ripete.”
Inutile sperare di cambiare realmente qualcosa se i vari mattoncini del cosiddetto sistema remano contro questi cambiamenti. Siamo noi i primi a cercare egoisticamente di prevalere sull'altro, a cercare di trarre maggior profitti a scapito della comunità, a sfruttare il prossimo per soddisfare i nostri bisogni. Finché non ci rendiamo conto di questo come possiamo sperare che dall'alto si realizzi la società perfetta? Le persone che tanto critichiamo fanno esattamente come noi. Solo, hanno più potere, più possibilità e fanno le cose più in grande, ma chi ci dice che noi, al posto loro, non faremmo lo stesso? O addirittura peggio. E anche una volta riconosciuto tutto ciò (un tremendo passo avanti senz'altro) chi avrebbe realmente voglia di abbandonare i suoi privilegi? Checché se ne dica, siamo comunque noi i ricchi, gli sfruttatori; gli sfruttati non sono i presunti proletari del nostro paese, ma stanno lontano da noi, abbandonati e dimenticati. Ma, anche senza parlare di questo, già quasi nessuno si prende la briga di aprire gli occhi e continua a criticare i vertici del sistema, della politica. E, come pecore, tutti a seguire Grillo in piazza, urlare e sbraitare, sfogarsi, per giurare a sé stessi e dimostrare agli altri come si sta facendo qualcosa per cambiare le cose, come non si appartiene al sistema che fa girare male il mondo. Poi, una volta tornati a casa, ci si comporta come quelli che si critica e nel frattempo si continua a criticarli. Perché noi facciamo le cose in piccolo, non facciamo male a nessuno, sono LORO che, facendo le cose in grande, fanno male a noi tutti.
Questo modo di pensare non porta da nessuna parte. Agita solo una gran confusione intorno ad un sistema, tacitamente accettato da tutti, ma verso il quale apparentemente tutti si scagliano, per potersi giustificare, per sentirsi in pace con sé stessi, per sentirsi innocenti e vittime.

Parte seconda: La Vendetta

E qui arriviamo alla vendetta, la Vendetta. Perché chi si arrende è perduto, farebbe bene a lasciar perdere la vita, che non è fatta per i perdenti e per coloro che si arrendono. La verità è che non me ne importa nulla. Io continuerò a vivere la mia vita, a godere dei miei agi, alla faccia di tutti i poveri. A rileggerlo sembro veramente un verme. Allora siamo tutti vermi. Tutti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Oh! Vedo un sacco di pietre! Non potete scagliarle, peccatori! Ah delirio di onnipotenza! Quando verrà giù il capo ve la farà pagare, mentitori! Però ho la netta impressione che non verrà mai giù, sono duemila anni che mi dicono così ma nulla si è mosso. Cmq questo è un altro discorso. Torniamo al punto. Siamo tutti vermi. Ahahaha! Non vedo pietre in effetti.

Parte terza: La Vera Vendetta

La vera vendetta arriva ora, la prima era solo per ridere un po'. Niente di non vero, comunque. La vera vendetta fa parte del Fabio mistico, che sembra non volersi arrendere. Tenace. Cos'è che lo spinge? Quel qualcosa, quell'eppure che ho già descritto, forse. Sarà. Non importa. La vera vendetta mi suggerisce che tante gocce d'acqua possono fare un'alluvione, ma che l'acqua serve anche per bere, e che dall'acqua nasce la vita. Non fermiamoci a guardare le cose come stanno, viviamo le nostre utopie e plasmiamo il mondo su di esse. Non servirà a nulla, ma perché non tentare? Cambiamo noi stessi, non è necessario abbandonare tutto o rinunciare alla propria vita. Forse la mia è solo codardia, forse no. Sarà che continuo a sognare qualcosa di migliore, contino a sperarlo. In Kirghisia non c'è una piramide sociale. La società è fatta a forma di sfera, dove al centro sta la vita e attorno, equidistanti, gli uomini che ad essa si affacciano. Forse senza ammettere questa presenza, questa essenza dal sapore metafisico non riuscirò mai a giustificarmi. È una debolezza mia, oppure è una debolezza di chi sente il bisogno di una giustificazione. Possiamo comunque rimanere fermi, immobili e adagiarci su questo sistema, accettarlo tacitamente e urlare contro di esso. Io aspiro a scegliere di no. Se non altro son quasi modesto.

Parte quinta: Dov'è finita la quarta?

Non lo so.
Però al di là di tutto questo feroce pessimismo penso sia opportuno chiudere gli occhi e riaprirli alla Vita. Non importa davvero di tutto il resto. Finché si riesce a vivere il proprio piccolo attimo di eternità, finché la vita si realizza. Allora si scopre che tutto quanto di è detto prima conta ben poco, la speranza può risorgere, e non è nemmeno speranza in senso canonico, è fiducia forse. Le speculazioni filosofiche si annullano di fronte alla vita vissuta. Ed è per questo che chiudo qua e ora, felice, mi accorgo che non ha senso scrivere. Non lascerò ai posteri il mio fugace ricordo, ma nel mio piccolo farò qualcosa di senz'altro più grande.
Buona notte.