domenica 15 febbraio 2009

Siam tutti politici

Delizioso. Pochi anni fa il mondo della politica era estremamente lontano. Ora, grazie a internet, grazie a Grillo, Travaglio&co, grazie ai blog, siamo tutti politici. Moltissimi si riservano il loro piccolo spazio, l'angoletto di critica dove esternare i propri giudizi. E, con la propria insindacabile autorità, si gettano sentenze al numeroso popolo di internet, riguardanti i vari Berlusconi, Veltroni, Veltrusconi, psiconani, topigigio, ai messia che rispondono al nome di Beppe, Marco, Piero ecc
Siamo veramente diventati tutti politici. Ma non nel senso greco di politikè, di ciò che attiene alla città, polis greca. Non nel senso in cui tutti si dedicano, nel loro piccolo, alla gestione del proprio paese, contribuendo al Bene Comune (doppia maiuscola d'obbligo). Siamo invece diventati tutti politici, tutti giudici, tutti chiaccheratori della domenica, pronti ed elargire buone e belle parole, consigli, giudizi, sentenze. Pronti a criticare le leggi, i comportamenti, da non so quale pulpito. Se è pur vero che tacere e lasciar fare è deleterio, elevarci tutti a magistrati detentori del giudizio superiore è quantomeno ridicolo. (E, nel frattempo, io faccio lo stesso, non sottraendomi a ciò che io stesso critico, almeno non mi si dica che non lo riconosco). Il popolo di internet, il popolo dei chiaccheratori, degli abitudinari dei bar è sempre lo stesso, fa sempre le stesse cose: critica critica critica. Mi viene in mente il paladino Marco Travaglio, con la sua autorevole pacatezza, che denuncia con ferma e forte voce i vari crimini commessi dai politici. Mi vengono in mente i libri top seller nei nostri negozi e nelle nostre edicole: La Casta (in ogni caso non l'ho letto, parlo per sentito dire e una smentita è piacevolmente accolta), La Casta2, Il bavaglio e chi più ne ha più ne metta. Di questi libri se ne vendono a milioni. Di gente in piazza ai Vday ce n'è a milioni. Siamo tutti imparziali e distaccati giudici di quel manipolo di ladri/mafiosi/terroristi che ci governano e ci piace tanto criticare. È cambiato qualcosa? No. Cambierà qualcosa? No. Così è troppo facile, veramente troppo facile. Criticare e criticare, gettare la responsabilità altrove ed ergerci a Giudici della situazione. Certo, il comportamento di quei politici è riprovevole, gli aggettivi “ladro/mafioso” calzano bene se accostati a quelle figure. Ma basta fare i giudici, basta criticare. Non serve a nulla. Soprattutto finché a sbagliare siamo noi in prima persona. E il tono di saccenza (di cui travaglio è secondo me maestro) con cui si fa ciò è ancor più snervante. Basta.

4 commenti:

Andrea Sacchini ha detto...

Fabio,

metti caso che tu, ipoteticamente, debba ristrutturare la tua casa o una parte di essa. Cosa fai? Chiami un muratore, valuti insieme a lui il lavoro da fare, vi accordate sul prezzo e sui tempi. Quando avete raggiunto un accordo lui inizia il suo lavoro.

Nel frattempo, visto che sei tu che paghi, magari ogni tanto lo segui, ti interessi a quello che fa, gli chiedi perchè magari usa un certo prodotto invece di un altro e così via. E' una cosa perfettamente legittima, così come è perfettamente legittimo fargli notare eventuali anomalie che tu riscontri nel suo operato. Ed eventualmente chiedere lumi in merito.

Ora prova ad applicare lo stesso ragionamento alla politica. I politici sono persone che presentano un programma, lo illustrano in campagna elettorale e si impegnano a realizzare quel programma se tu dai loro il mandato per farlo, cioè se li voti.

Quindi anche loro, in definitiva, lavorano per noi. Sono lì apposta per fare questo, e, così come succede per il muratore, sono pagati da noi. Non direttamente, certo, ma coi soldi che noi versiamo con le nostre tasse. Noi lavoriamo, percepiamo una retribuzione, e da quella retribuzione ci viene decurtata una percentuale (alta, lo so per esperienza) che va a loro perché si facciano carico di risolvere i nostri problemi, così come da loro stessi promesso in campagna elettorale.

Allo stesso modo di quanto avviene con il muratore, io ho il diritto di controllare quello che fanno, ma soprattutto ho il diritto-dovere di criticare. E quando loro non fanno quanto promesso ho il diritto di farglielo notare, anche in maniera pesante se serve.

Tu dici: Siamo veramente diventati tutti politici. Ma non nel senso greco di politikè, di ciò che attiene alla città, polis greca. Non nel senso in cui tutti si dedicano, nel loro piccolo, alla gestione del proprio paese, contribuendo al Bene Comune (doppia maiuscola d'obbligo).

Fabio, io non devo scendere in politica, io ho già un lavoro mio che mi porta via moltissimo tempo e fare bene questo lavoro, mettendoci impegno e costanza, è già di per sé fare politica. Loro, invece, fanno esclusivamente questo, e sono lautamente pagati per questo. Fa parte dell'ordine naturale delle cose. In una società ci sono amministratori e amministrati, e non sarebbe possibile far parte tutti esclusivamente di una categoria perchè verrebbe automaticamente a mancare l'altra.

Tu citi la polis greca e fai benissimo, ma ti faccio notare (anche se lo saprai benissimo) che nell'antica Grecia gli aristocratici quando si trattava di prendere dei provvedimenti scendevano nell'Agorà e chiamavano a raccolta i cittadini per discutere insieme. Prova a farlo adesso.

Prova ad andare giù a Roma, magari per le strade tra la Camera e il Senato, prova a fermare qualcuno di lorsignori per chiedergli conto di qualcosa, qualche legge. Nella migliore delle ipotesi arriva la polizia e ti allontana.

Capisci cosa voglio dire? La critica, anche severa, è l'ultimo modo che ci è rimasto per manifestare il nostro dissenso e fare capire a loro che non stanno rispettando quanto promesso.

Sai cosa diceva Jean Cocteau? Ciò che il pubblico critica in voi, coltivatelo. Quello, siete voi.

Vuoi veramente toglierci anche il diritto di critica?

Vuoi toglierci anche questo diritto?

Fabio ha detto...

Forse (anzi, sicuramente) ho avuto toni un po' troppo drastici :-P, di sicuro c'è quando uno vuol far passare un messaggio enfatizza i toni.
Comunque quello che critico io è la critica distruttiva, esasperata, proveniente da chi, pur avendo il diritto di criticare, secondo me arriva quasi a perderlo per via dei propri comportamenti. Mi spiego meglio (e quel quasi sta lì apposta, lo reputo un diritto insindacabile da non togliere a nessuno): quante persone, nel loro piccolo, si comportano come, o anche peggio, dei politici che criticano tanto? Tante, la maggior parte degli italiani, sono convinto che i politici che abbiamo ci rappresentino a dovere...E con che tono lo fanno? Con una saccenza, un'altezzosità (si dice?) veramente penosa. A cosa serve gettare la cinquecentesima accusa? Se noi (gli accusatori) non facciamo niente di più per cambiare le cose? E sottolineo il "di più". Il diritto alla critica rimane, hai fatto bene ad insistere e correggermi su questo punto, solo che i "noi" che citi dobbiamo, come coloro che incarichiamo di governarci, comportarci onestamente. Se no a poco serve criticare, le cose non si risolveranno facilmente.

Lorenzo ha detto...

Io credo che,semplicemente,se si vuole costruire una casa comunque quello che ci capisce è il muratore,o meglio ancora,l'architetto...non il futuro proprietario. Per parlare di politica bisogna capirci e informarsi,come per parlare di una casa o di qualunque cosa. Non è possibile che tutti parlino di politica,o meglio,effettivamente possono farlo,ma consapevoli di passare poi,spesso e volentieri,per dei perfetti idioti.
Perchè diciamolo,la critica non ha senso se non è atta a migliorare le cose. Criticare tanto per non è un diritto ne un dovere,è semplicemente una gran stronzata. E per migliorare le cose la critica deve essere propositiva,per esempio,proponendo una alternativa ad un decreto legge e così via. Dunque?Torniamo all'inizio. Chi può farlo?Chi ha le conoscenze adatte. Ergo,o la gente si documenta seriamente e non dai soliti 4 capipopolo che hanno il loro spazietto in tv solo quando fa comodo a loro,i politici,oppure niente.

Basta fare gli indignati. Come si diceva?Fatti,non pugnette. O i fatti,o si tace. Io personalmente credo che sia meglio tacere e lasciare il beneficio del dubbio sulla propria intelligenza che aprir bocca e togliere ogni dubbio.

Andrea Sacchini ha detto...

> Comunque quello che critico io è la critica distruttiva, esasperata, proveniente da chi, pur avendo il diritto di criticare, secondo me arriva quasi a perderlo per via dei propri comportamenti.

Esatto. Su questo concordo in pieno. La critica "per abitudine" è solo deleteria. Guarda, non lo nascondo (e non potrei neanche, del resto), io scrivo spesso articoli molto critici sull'operato dei nostri governanti, ma molto difficilmente ne troverai uno buttato lì giusto per riempire un post.

Quando faccio una critica, cerco sempre di argomentare nella maniera più ampia possibile il motivo, cerco insomma di fare in modo che la critica si basi su qualcosa di solido e non sullo stampo di certi discorsi "per sentito dire" tipo quelli dei bar.

> quante persone, nel loro piccolo, si comportano come, o anche peggio, dei politici che criticano tanto?

Questo è fuor di dubbio, così come è fuor di dubbio che molti di quelli che criticano aspramente farebbero le stesse cose (se non di peggio). Ma questo non è un buon motivo per generalizzare. Non lo dico per vanità o vana gloria, ma io da quel lato lì mi sento assolutamente con la coscienza a posto: pago tutte le tasse che devo pagare (non potrei fare diversamente visto che come dipendente sono tassato alla fonte) e penso di essere uno dei pochi italiani che quando si rivolge a un libero professionista chiede sempre fattura. Lo ritengo un dovere morale, dovere e valore che cerco da sempre di inculcare anche ai miei figli.