venerdì 20 novembre 2009

Fine

«Vorrei essere l'uomo più sozzo e più vile, purché quello che ho fatto l'avessi voluto. Non subìto così. Non compiuto volendo fare altro. Che cosa è ancora Edipo, che cosa siamo tutti quanti, se fin la voglia più segreta del tuo sangue è già esistita prima ancora che nascessi e tutto quanto era già detto?» (Cesare Pavese)

Quello che ci ostiniamo a chiamare libertà non è nient'altro che un piccolo passatempo vissuto all'interno della nostra gabbia, quello che ci ostiniamo a chiamare desiderio non è altro che il disegno di qualcun altro su di noi appiccicato, che a forza di guardarlo abbiamo creduto fosse nostro.
Questa stretta gabbia è il nostro misero campo d'azione, oramai neanche più ci affacciamo alla piccola finestra per guardare il sole, occupati come siamo a contemplare le ombre che proietta nella nostra caverna. E questa casa, queste coperte, questo cibo, questa comodità sono la misura della catena che ci tiene qui legati. Le nostre tanto affascinanti idee non sono altro che un vaso di fiori, che coltiviamo dentro questa nostra gabbia, credendo che non ci sia nulla di più magnifico. La verità è che siamo tutti morti, cadaveri viventi, che chiamano libertà la loro gabbia, che credono di volere, di desiderare, quando tutto ciò che fanno è credere di essere fautori del proprio destino, delle proprie voglie. Perché se anche quella gabbia si aprisse non avremmo alcun desiderio di spingerci là fuori, perché forse la gabbia è sempre stata aperta, ma è tremendamente più comodo, tremendamente più conforme a tutto quanto ci è stato detto, rimanere dentro, sapere di avere un misero giaciglio. Credete che le vostre idee vi rendano liberi? Credete che le vostre speranze per il futuro vi aiuteranno a cambiare il mondo? Credete di poter anche solo liberare voi stessi? Impossibile. Perché non ne siete consapevoli. O, se ne siete, non volete liberarvi, proprio come me. Non importa quello che credete, quanto vi siate illusi finora. Perché ci siamo tutti dentro, fino in fondo, accettare il minimo compromesso significa già essere perduti. È questa la verità. Non mascheratevi dietro alle vostre illusioni, dietro ai vostri sorrisi ipocriti, affermando la vostra falsa libertà. Se siete qua è perché avete chiuso le vostre ali, avete accettato un sogno non vostro, e lo state vivendo fino in fondo, come se fosse il vostro più profondo desiderio. Se siete qua è perché vi siete rassegnati a essere quello che vi conveniva essere, perché oscurare una misera briciola di voi vi è parso un buon compromesso per ottenere tutto ciò. Ma quella misera briciola di voi è il vostro cuore, il vostro desiderio, ciò che vi rende umani, magici, divini, liberi. E non c'è più.

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